• Ven. Mag 3rd, 2024

Ben ritrovati in questa calda estate (anche se onestamente dalle mie parti le temperature sono normali per un classico Luglio). Nonostante la calura cerco di non stare mai fermo e questo mese mi ha regalato l’ingresso nella collezione della Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini a Napoli, grazie a una mia opera realizzata dentro una mandorla. Il lavoro in questione è un libro che io ho creato all’interno del frutto e che riporta alcune poesie della poetessa pratese Francesca de Masi.

Perdonatemi la scritta che taglia l’opera a metà coprendone in parte la visione, ma qualche mentecatto senza talento mi ruba le foto dei libri fatti a mano dal blog e le spaccia come sue creazioni. Sono un paio di anni che non ne sento più parlare, molto probabilmente Dio, ha già pensato a lui e alla sua anima ♥︎

Tornando a noi… Francesca De Masi l’ho conosciuto anni fa su un social (adesso chiuso naturalmente). Nata a Napoli nel 1983, il 22 Febbraio, manco a farlo con intenzione, vive vicino a me e i suoi scritti sono tornati nella sua città natale. Amo queste coincidenze che per me sono più perle dell’universo… Ella è una appassionata di disegno, psicologia e musica e si occupa di marketing e comunicazione.

La Biblioteca invece che da oggi costudirà il “nostro” libro si trova a Napoli come già scritto e il sito dei beni culturali ce la descrive così:

“Nel 1575 il presbitero Filippo Neri istituì, presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, la Congregazione dell’Oratorio, riconosciuta ufficialmente nel 1575 da papa Gregorio XIII con la bolla Copiosus in misericordia. Fin da subito provvide alla creazione della Biblioteca ancora oggi nota come Biblioteca Vallicelliana.
La biblioteca non era una semplice biblioteca storica e di conservazione, ma aveva il compito di promuovere e diffondere la cultura ecclesiastica e la vita letteraria e scientifica della Congregazione, affinché i suoi seguaci potessero disporre di strumenti culturali utili per lo svolgimento della loro missione religiosa.

Nell’ambito del progetto di diffusione dei principi della Congregazione, giunsero nel 1586 a Napoli gli oratoriani TalpaAncinaBorla e Tarugi. I padri fondarono la casa napoletana dei padri Filippini e si dedicarono alla formazione di una seconda Biblioteca, nota come Biblioteca dei Girolamini per la provenienza dei suoi fondatori dalla Chiesa di San Girolamo della Carità di Roma.

Grazie alle particolari norme che regolavano l’ordine, come la mancanza del voto di povertà, i padri filippini ebbero piena autonomia dei propri beni e acquisirono, a proprie spese, il materiale librario. Iniziò così un graduale processo di arricchimento librario della nuova “libreria comune e pubblica”.

Il fatto che la Biblioteca fosse pubblica diede vita a intensi rapporti culturali tra intellettuali laici e Filippini, evidenziando sempre più la straordinaria apertura della Congregazione rispetto alla chiusura del periodo della Contro-riforma.

Nel 1866, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi e all’incameramento dei beni ecclesiastici, la Biblioteca fu trasformata in Biblioteca di diritto pubblico.”

La sala Vico, chiamata anche sala grande o sala A, è dedicata al filosofo napoletano Giambattista Vico (1688-1744), su impulso del quale i padri oratoriani arricchirono il loro fondo librario con l’acquisto della biblioteca di Giuseppe Valletta, giurista napoletano: ricco di edizioni rare del XVI e XVII secolo, nonché di scaffalture, iscrizioni calssiche, vasi e monete antiche, il fondo ebbe un costo di quattordicimila scudi.

La sala fu realizzata tra il 1727 e il 1736 allo scopo di raccogliere il primitivo fondo Filippino e il fondo Valletta. Si accede alla sala attraverso la porta originaria in legno di noce a due bande, opera di Gennaro Pacifico, incorniciata da un portale in marmo, realizzato intorno alla metà del XVIII secolo da Francesco Pagano, sormontato da una scultura raffigurante San Michele Arcangelo.

La scaffalatura, progettata dall’architetto Arcangelo Guglielmelli per l’ordine inferiore e Muzio Anaclerio per l’ordine superiore, copre tutte le pareti della sala ed è composta da 46 scansie in legno di noce beneventano disposte su due livelli.
I volumi sono collocati per formato, suddivisi nei palchetti, e per materia.
In cima ad ogni scansia grandi cartigli indicano la materia trattata: Biblia Sacra et Bibliorum InterpretesConcionatoresAsceticiHistorici SacriHistorici ProfaniGeographi et ChronologiPoetaeOratores et Oratores MiscellaneiAntiquariiGrammatici et Lexicographi, MathematiciPhilosophi et MediciIus civile et politiciIus canonicum et ConciliaTheologi moralesScholasticiTheologi dogmaticiSancti patres.

Tra le scaffalature dell’ordine superiore e il soffitto si dispiega una fascia con medaglioni dipinti, su cui sono raffigurati i ritratti dei più celebri padri filippini. Sul soffitto, costituito da tavole lignee, un maestoso dipinto su tela raffigura il trionfo della fede sulla scienza. Ai lati, nelle lunette sono rappresentate le figure allegoriche di arti e scienze (pittura, scultura, geografia, medicina, diritto, agricoltura,, commercio), realizzate dai pittori Francesco Malerba e Cristooro Russo, su disegno di Carlo Schisano.

Nella Sala è attualmente conservato il patrimonio bibliografico proveniente dall’originario fondo dei padri filippini e dal fondo Valletta.

Nella sala Croce sono conservati, secondo la collocazione per formato, i volumi della biblioteca di Agostino Gervasio, prevalentemente di natura archeologica e letteraria, donati agli Oratoriani nel 1864, e i volumi di carattere storico, letterario e geografico, con postille, dello storico Carlo Troja, acquistati nel 1859.
Infine, si trovano i volumi miscellanei del fondo Valieri, che trattano della storia di Napoli e dell’Italia meridionale, e di parte del fondo originario dei padri filippini.

Completano le sale: la sala Camino, la sala Ferrara, la sala delle Colonne.

Con questo vi saluto calorosamente

a presto

Filippo