[CORE] “Smarrita (Elisa)” 3:13 – @2025 (testi: Filippo Biagioli; voce e musica: AI Suno)
“Smarrita”: Il Raggio di Luce di Filippo Biagioli nel Buio dell’Anima
Con la sua nuova canzone, “Smarrita”, il cantautore Filippo Biagioli ci offre un brano intenso e profondamente personale, un vero e proprio inno alla rinascita. Lontano dalle convenzioni, Biagioli dipinge con le parole un percorso che dall’oscurità più cupa conduce a una luminosa speranza, grazie all’arrivo di una figura salvifica.
Incipit
Il testo si apre con immagini di profonda solitudine e disillusione: “Ero solo, in una buia strada / Deprecabile, devastante sciarada“. L’artista evoca un senso di smarrimento quasi dantesco, con il richiamo esplicito al “mezzo del cammin di nostra vita“, sottolineando una crisi esistenziale dove “la mia fiducia nel mondo era riluttante“. Questo senso di essere “Smarrita, smarrita e morta / sotto un cumulo di ipocrisia sepolta” è un grido di dolore universale, che risuona in chiunque abbia mai provato il peso della delusione e del cinismo.
La svolta
Poi, la svolta improvvisa, catartica: “Sei arrivata tu / come un fulmine nel cielo / a donarmi un finale lieto.” Questa figura, che irrompe nella vita del narratore, non è solo una persona amata, ma un vero e proprio catalizzatore di cambiamento. Con il suo arrivo, la prospettiva si ribalta, e la “smarrita” non è più solo l’anima del cantautore, ma forse anche la persona che gli è stata inviata, che ha trovato la sua strada verso di lui.
La canzone si trasforma in una promessa, un impegno a trasmettere valori profondi: “Quando ho visto i tuoi occhi / sapevo che saresti / stata la mia degna erede.” Qui, il testo suggerisce un legame che va oltre il romanticismo, forse quello di un genitore, o di un mentore, pronto a sanare le proprie “infette ferite” attraverso l’insegnamento di concetti come “l’onore, il sale, l’argento e la Croce“. Questi simboli richiamano valori antichi, radicati, che contrastano con l’ipocrisia iniziale.
Il finale
Il brano culmina in una rinascita spirituale, quasi divina: “So che tu mi sei stata mandata / senza inganno / dallo Spirito Santo.” Questa dichiarazione rafforza l’idea di una presenza provvidenziale, capace di elevare l’anima “dalla melma della mente / dal disprezzo della gente“. La chiusura con “Senti gli uccelli cantare / osa immaginare / oltre ogni altare” è un invito all’ottimismo, a guardare oltre le convenzioni e a trovare la bellezza e la speranza anche nelle piccole cose, come il canto degli uccelli.
“Smarrita” è una ballata toccante che esplora il viaggio dall’oscurità alla luce, dalla disillusione alla speranza. Filippo Biagioli, con la sua sensibilità artistica, ci consegna un inno alla resilienza umana e al potere trasformativo delle relazioni autentiche. È un brano che risuona profondamente, offrendo conforto a chi si è sentito perduto e ispirazione a chi cerca la propria via per un “finale lieto“.