• Lun. Nov 10th, 2025

Filippo Biagioli, artista noto per la sua Arte Tribale e Rituale Europea e la capacità di trasformare la materia grezza e di scarto in simboli profondi, ha realizzato due sculture, l’Omaggio alla Fonte Zam Zam e lo Ziqquratu dalla Terra Santa, che incarnano la sua visione di un mondo in cui le culture e le fedi coesistono in armonia. In un’epoca segnata da conflitti e divisioni geopolitiche, Biagioli utilizza il linguaggio universale dell’arte per lanciare un chiaro messaggio: lavorare per un sereno dialogo tra tutte le forze.

Omaggio alla Fonte Zam Zam opera di Filippo Biagioli

1. “Omaggio alla Fonte Zam Zam“: La Speranza nella Rinascita

L’opera “Omaggio alla Fonte Zam Zam” (2025) è una scultura rituale di grandi dimensioni (200 cm×100 cm×70 cm), realizzata in ferro, pietra e vernice. Essa si configura come una profonda meditazione sulla fede, sulla speranza e sulla potenza dei simboli che uniscono i popoli.

Simbolismo Interreligioso

L’opera è un tributo alla Fonte di Zamzam, la sorgente sacra che, secondo la tradizione islamica, sgorgò nel deserto per salvare Agar e suo figlio Ismaele. Questo racconto biblico/coranico è il cuore del messaggio:

  • Acqua come Vita e Rinascita: La scultura, poggiata su una pietra centrale scavata per raccogliere l’acqua piovana, richiama direttamente il pozzo. L’acqua, elemento primordiale, è simbolo di vita, purezza e rinascita in diverse culture, rinnovando il senso dell’esistenza proprio come avvenne per Agar e Ismaele.
  • Segni della Presenza Divina: Una lamina metallica incisa con geometrie e stelle, che evoca l’arte astratta islamica, è decorata nei colori bianco e oro, che l’artista utilizza per richiamare la purezza e la luce divina.
  • Unione Culturale: L’omaggio a una figura centrale per il mondo islamico (Ismaele è considerato antenato degli Arabi) e la sua collocazione in un contesto d’arte contemporanea in Italia (Collezione Cum Venio, Larciano) proiettano una storia millenaria che parla, oggi come allora, di speranza e fede che trascendono i confini confessionali.

L’opera, definita una “meditazione sulla potenza dei simboli che uniscono popoli e culture”, è un chiaro invito a riscoprire i valori spirituali e universali condivisi.

Ziqquratu dalla Terra Santa opera di Filippo Biagioli

2. “Ziqquratu dalla Terra Santa“: La Fratellanza al di là del Conflitto

Lo “Ziqquratu dalla Terra Santa” (2024) è una scultura in legno che trae ispirazione dall’antica architettura mesopotamica dello Ziqqurat, una “montagna sacra” concepita per congiungere la terra al cielo. L’opera è il risultato di una riflessione immediata e viscerale di Biagioli sul tema del conflitto in Medio Oriente.

Materia, Guerra e Amore per il Prossimo

  • Il Materiale di Scarto: L’opera è stata creata con legno grezzo e riciclato trovato in una discarica. Per Biagioli, l’uso di materiale scartato è una metafora: se anche un rifiuto può essere rivalutato e trasformato in un’opera d’arte che cerca il cielo, allo stesso modo si può e si deve rivalutare il modo in cui percepiamo gli altri e i contesti sociali.
  • Il Concetto di “Guerra Umana”: L’ispirazione diretta è stata la guerra in Terra Santa. Biagioli riporta un pensiero saggio ricevuto da un amico della comunità musulmana: “Non sono le religioni a farsi la guerra, sono gli uomini con la scusa delle religioni, a farla.” Questo concetto è il fondamento filosofico dello Ziqquratu.
  • Simbolo di Dialogo: Per incarnare il suo auspicio di pace, l’artista ha dipinto sulla piramide parole di Pace, Fratellanza e Preghiera in tre lingue: ebraico, arabo e latino. L’inclusione di questi idiomi sacri, che rappresentano le tre grandi fedi monoteiste (Ebraismo, Islam e Cristianesimo), simboleggia l’abbraccio e il rispetto che l’artista sogna tra le persone.

Lo Ziqquratu è, in definitiva, un atto artistico contro ogni forma di violenza—armata, economica o sociale—e un monito a cercare la pace nel cuore dell’umanità.

Conclusione: Il Ruolo dell’Arte di Biagioli

In entrambe le sculture, Filippo Biagioli si allinea al suo obiettivo dichiarato: “Lavorare per un sereno dialogo fra tutte le forze. Guerra e Pace.” Utilizzando elementi rituali e archetipi universali (l’acqua che salva, la montagna che unisce il cielo e la terra), egli crea un “ponte tra il divino e l’umano”.

Le due opere non sono solo sculture, ma manifesti tangibili che invitano l’osservatore a guardare oltre le divisioni superficiali e a riconoscere, nel sacro e nel simbolo, la radice comune della Fede e il desiderio universale di Fratellanza.