[CORE] “L’a Ballata della Morte’amica Ana” 2:25 – @2025 (testi: Filippo Biagioli; voce e musica: AI Suno)
“Ana”: L’Urlo Scomodo di [CORE] Contro l’Anoressia
Con il progetto musicale [CORE], l’artista internazionale Filippo Biagioli non è nuovo a esplorazioni sonore che scavano nelle profondità dell’animo umano. La sua ultima fatica, il brano intitolato semplicemente “Ana“, si distacca dalla tipica composizione per diventare un manifesto crudo e senza filtri contro una delle malattie più devastanti e silenziose dei nostri tempi: l’anoressia.
Il testo di “Ana” non è una metafora leggera, né un racconto velato. È un pugno nello stomaco, una serie di versi che si alternano tra l’accusa diretta e la sofferenza palpabile. Biagioli (che ne ha sofferto da giovane arrivando a pesare 42 kg), attraverso [CORE], offre una prospettiva intima e al contempo universale sul male di vivere che spinge all’autodistruzione.
Fin dall’incipit, “Ana / per alcuni sei amica / io invece / aspetto la tua dipartita“, il brano stabilisce un tono di netta opposizione. “Ana” non è personificata in modo romantico, ma piuttosto come un’entità subdola e distruttiva, una falsa compagna che porta solo tormento. L’artista non edulcora la realtà, dipingendo un quadro dove chi è caduto nella sua trappola “si contorce / soffre e si evita“.
Il ritornello, un vero e proprio grido liberatorio, è il fulcro emotivo della canzone: “Ana / resti sempre il fiore del disagio / cupo, terribile, malvagio. / Quando vedevo le mie dita all’osso / ero incredulo / ora e sempre anoressia vaffanculo!“. Qui, la metafora del “fiore del disagio” è potente: qualcosa che appare in un certo modo, ma nasconde una natura oscura e letale. L’esperienza personale, il “vedere le dita all’osso“, rende il dolore tangibile e l’esclamazione finale, così diretta e viscerale, è un atto di sfida e liberazione.
Il brano continua la sua discesa negli abissi di questa patologia, sottolineando come essa “spinga gli altri / a farsi del male / a guardarsi intorno / e non farsi amare“. È un meccanismo perverso che isola e distorce la percezione di sé e degli altri, rendendo l’individuo un “oggetto“. La ricerca di “bellezza di essere apprezzata” si rivela un inganno fatale, una “tela” dalla quale “non si libera NEMMENO il ragno“, evidenziando la morsa letale e quasi inesorabile della malattia.
L’ultimo verso, “subdola si nutre / di sangue innocente / manifestazione di tormento / sabbia, infezioni / nel suo intento”, chiude il cerchio, descrivendo l’anoressia come un parassita che prosciuga la vita, lasciando dietro di sé solo desolazione e sofferenza fisica e mentale.
Con “Ana”, Filippo Biagioli e il suo progetto [CORE] non si limitano a creare musica, ma usano la piattaforma artistica per lanciare un messaggio di consapevolezza e denuncia. È una canzone che non solo espone il dolore, ma mira anche a scuotere, a far riflettere su una realtà troppo spesso taciuta o minimizzata. Un brano coraggioso che, attraverso la sua brutalità onesta, offre una voce a chi soffre e un monito potente a chi è intorno.