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La Ballata della Morte

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[CORE] “La Ballata della Morte” 4:27 – @2025 (testi: Filippo Biagioli; voce e musica: AI Suno)

“La Ballata della Morte”: Un Grido contro l’Orrore, una Voce per i Mai Nati.

La Ballata della Morte” dei [CORE] Filippo Biagioli è un grido di dolore e una denuncia feroce che squarcia il velo dell’indifferenza. Non è una semplice canzone, ma un inno di protesta che affonda le radici nella disperazione e nella rabbia, dando voce a chi non ce l’ha.

Il testo ci introduce subito a una figura, “Tamel“, che diventa il simbolo universale della resistenza. L’esortazione “Corri Tamel / non ti fermare / lotta suona / continua a cantare” non è solo un incoraggiamento a un singolo individuo, ma un appello a tutti coloro che subiscono l’oppressione. In un mondo dilaniato dalla guerra e dalla violenza, l’atto di “cantare” e “suonare” si trasforma in un gesto di sfida e sopravvivenza, un modo per affermare la propria esistenza e dignità.

La canzone dipinge un quadro crudo e brutale della realtà: i “gracili bambini divorati da serpenti” sono una metafora potente e agghiacciante delle vittime innocenti di conflitti e ingiustizie. I “serpenti velenosi” e i “porci bastardi frustrati” sono le figure dei potenti e dei mercanti di guerra, coloro che “fanno i soldi” sulla sofferenza altrui. Il testo non usa mezzi termini, definendoli “confidenti dei potenti” e “profanatori di tombe“, sottolineando la loro totale mancanza di moralità e la loro sete insaziabile di potere e ricchezza.

Il ritornello, “porci / bastardi frustrati, / hanno / sulla conscienza / morti e / bambini mai nati“, è una martellante accusa che torna più volte, amplificando il senso di orrore e ingiustizia. È un atto d’accusa diretto contro chi, per brama di potere, non esita a distruggere vite, famiglie e intere comunità. La loro “eresia“, come suggerisce il testo, è il potere stesso, che li spinge a “cancellare” l’identità e l’etnia di chiunque si opponga.

In un’escalation di denuncia, la canzone arriva a un climax quasi profetico. I potenti vengono descritti come “marchiati dal segno maledetto“, un segno di corruzione interiore che li rende “l’indegno“. Sebbene si “credano Dio“, il testo suggerisce che la loro arroganza porterà inevitabilmente alla loro rovina. L’affermazione “da soli morirete” è una profezia amara e una speranza al tempo stesso: nonostante la loro forza distruttiva, il loro destino è la solitudine e la fine.

In definitiva, “La Ballata della Morte” non è solo un brano musicale, ma un manifesto di resistenza. È un promemoria che, anche nelle tenebre più fitte, il coraggio, la musica e la voce di chi si ribella possono squarciare l’oscurità. È un inno alla lotta per la dignità umana contro l’orrore e la brutalità, un urlo di dolore che si trasforma in un’implacabile accusa.