• Lun. Lug 14th, 2025

L’Arte del falso nell’animo umano attraversa i secoli

Falso Fake Falsissimo

Dopo lo sconvolgente caso, appreso su un social, dove è stato scoperto che vengono falsificate opere di artisti come Pedretti, Falchi e Vaqari; ho torvato giusto fare un po’ di chiarezza.

Il Falso nell’Arte: Un’Ombra Lungo la Storia tra Originalità e Riproduzione

Il mondo dell’arte, da sempre affascinante e permeato di bellezza, è tuttavia costantemente minacciato da un’ombra insidiosa: quella del falso. La contraffazione artistica non è un fenomeno recente; fin dall’antichità (Rinascimento italiano), abili falsari hanno cercato di ingannare collezionisti e mercanti, minando la fiducia nel sistema dell’arte e causando danni economici e culturali incalcolabili. Ma cosa definisce il “falso” in un’epoca in cui la tecnologia permette riproduzioni perfette e la volontà degli eredi può dare nuova vita a opere incompiute?

La Definizione di Falso: Inganno e Intento

Alla base del concetto di falso nell’arte vi è l’inganno. Un’opera è considerata falsa quando viene spacciata per originale di un determinato artista, epoca o scuola, con l’intento di trarre in errore l’acquirente o lo spettatore. Questo può avvenire attraverso la creazione ex novo di un’opera nello stile di un maestro, la modifica di un’opera esistente per aumentarne il valore, o la semplice attribuzione errata di un’opera autentica a un artista più celebre.

Il problema si complica quando si entra nel territorio delle riproduzioni e delle realizzazioni postume. Qui, il confine tra l’originale e il “non originale” diventa più sfumato, richiedendo una chiara comprensione delle intenzioni e delle autorizzazioni.

Riproduzioni d’Arte Autorizzate: Omaggio o Confusione?

Le riproduzioni d’arte autorizzate rappresentano un’area di grande interesse e potenziale ambiguità. Si tratta di copie fedeli di opere d’arte originali, realizzate con il permesso esplicito dell’artista (se vivente) o dei suoi eredi o della fondazione che ne detiene i diritti. Queste riproduzioni possono variare in termini di tecnica e materiale: da stampe di alta qualità a repliche tridimensionali.

Il loro scopo primario è divulgativo e commerciale: permettere a un pubblico più vasto di godere della bellezza di opere altrimenti inaccessibili e generare entrate per gli aventi diritto. Tuttavia, il rischio di confusione con l’originale è sempre presente, specialmente quando la qualità della riproduzione è elevatissima. È fondamentale che tali opere siano sempre chiaramente identificate come riproduzioni, con indicazioni precise sull’autore della copia, l’autorizzazione ricevuta e, se del caso, il numero di esemplari realizzati. La mancanza di trasparenza in questo ambito può facilmente portare a situazioni di inganno, trasformando una legittima riproduzione in un potenziale falso.

Realizzazioni Postume Tramite Autorizzazione degli Eredi: L’Ultima Volontà dell’Artista?

Ancora più complessa è la questione delle realizzazioni postume tramite autorizzazione degli eredi. Questo fenomeno si verifica quando un’opera, solitamente una scultura o un’opera incompiuta, viene completata o fusa dopo la morte dell’artista, con il consenso dei suoi eredi. Il caso più emblematico è quello delle sculture in bronzo: l’artista crea un modello in gesso o creta, ma la fusione in bronzo, che trasforma l’opera in un manufatto duraturo, può avvenire anni dopo la sua morte, spesso sotto la supervisione di un fonditore e con l’autorizzazione degli eredi.

Qui sorge la domanda cruciale: un’opera fusa postuma è da considerarsi “originale” dell’artista? La risposta è generalmente affermativa, a patto che l’artista avesse lasciato indicazioni chiare sulla sua volontà di realizzare quell’opera in quel materiale e che il processo sia stato fedele al suo progetto. Gli eredi agiscono in questo senso come custodi della volontà artistica, non come creatori. Tuttavia, anche qui la trasparenza è d’obbligo: è cruciale documentare la catena di autorizzazioni, la data di fusione e il numero di esemplari realizzati. Senza queste informazioni, l’opera postuma potrebbe essere confusa con una realizzata in vita dall’artista, alterandone la percezione storica e il valore.

La Regola delle Sculture: Nove Esemplari per l’Originalità

Un aspetto normativo significativo, particolarmente rilevante nel contesto delle realizzazioni postume, riguarda la scultura. In molti paesi, e in particolare in Italia, vige una regola non scritta ma ampiamente accettata nel mondo dell’arte che stabilisce che una scultura viene considerata originale se tirata entro nove esemplari. Questa consuetudine, nata dalla pratica delle fonderie e dalla volontà di limitare la riproduzione seriale per preservare il valore dell’opera, ha profonde implicazioni.

I nove esemplari (o un numero leggermente superiore a seconda delle legislazioni specifiche, ma comunque limitato) includono non solo le opere realizzate in vita dall’artista, ma anche quelle fuse postume con l’autorizzazione degli eredi. Al di là del nono esemplare, l’opera è generalmente considerata una “riproduzione” o una “copia d’arte“, perdendo lo status di “originale” e, di conseguenza, gran parte del suo valore di mercato. Questa regola mira a bilanciare la fruizione dell’opera con la sua intrinseca rarità e unicità, elementi fondanti del valore artistico ed economico.

Conclusioni: Trasparenza, Etica e Tutela del Patrimonio

Il problema del falso nell’arte, con le sue ramificazioni nelle riproduzioni autorizzate e nelle realizzazioni postume, evidenzia la complessità di un mercato in cui il valore non è solo estetico, ma anche storico, documentale e legale. La lotta contro la contraffazione richiede un impegno costante da parte di galleristi, musei, collezionisti, esperti d’arte e forze dell’ordine.

La chiave per mitigare i rischi risiede nella trasparenza assoluta. Ogni opera, sia essa originale, riproduzione o realizzazione postuma, deve essere accompagnata da una documentazione completa e verificabile sulla sua provenienza, sulla sua storia e sulle autorizzazioni che ne hanno permesso la creazione o la riproduzione. L’etica professionale, unita a una solida legislazione e a un’accurata perizia, sono gli strumenti indispensabili per tutelare l’integrità del patrimonio artistico e garantire che la bellezza dell’arte non sia mai oscurata dall’inganno.

I Risvolti Psicologici del Falsario: Non Solo Guadagno, Ma Riconoscimento Distorto

Il mondo del falso nell’arte evoca spesso immagini di grandi capolavori contraffatti e di ingenti somme di denaro. Tuttavia, c’è un lato oscuro e meno esplorato di questa fenomenologia: quello dei falsari che si dedicano alla riproduzione di opere di scarso valore, di artisti praticamente sconosciuti o con un mercato quasi inesistente. Si tratta di un paradosso apparente: perché rischiare la galera per falsificazioni che si vendono a malapena per 500 o 1000 euro? I risvolti psicologici in questi casi sono complessi e vanno ben oltre la mera ricerca del guadagno.

La Necessità di Dimostrare la Propria Abilità

Per molti falsari di opere minori, il movente principale non è tanto l’arricchimento, quanto la necessità di dimostrare la propria abilità artistica. Spesso si tratta di artisti falliti, o aspiranti artisti che non sono riusciti a ottenere il riconoscimento che credevano di meritare. La falsificazione diventa un modo distorto per affermare la propria bravura, una sorta di “vendetta” contro un sistema dell’arte che li ha ignorati. Realizzare una copia così perfetta da ingannare esperti o acquirenti, anche se su piccola scala, offre una profonda soddisfazione personale e una conferma delle proprie capacità, anche se in un contesto illecito.

Il Controllo e la Manipolazione

Un altro aspetto psicologico significativo è il senso di controllo e manipolazione. Il falsario, operando nell’ombra, detiene il potere di ingannare e fuorviare. C’è una certa gratificazione nel vedere gli altri credere a una menzogna creata con le proprie mani. Questo senso di onnipotenza, seppur effimero e basato sull’illegalità, può essere molto seducente per individui che si sentono marginalizzati o inefficaci nella loro vita quotidiana. È un gioco di astuzia, dove la vittoria non è tanto economica quanto intellettuale: aver battuto il sistema, o almeno averlo fatto percepire.

L’Illusione del Riconoscimento Postumo

Per alcuni, potrebbe esserci anche una sorta di illusione di riconoscimento postumo. Creando opere nello stile di un artista, per quanto minore, il falsario si immerge in un universo artistico che sente proprio. In un modo contorto, la loro opera “vivrà” come parte di un corpus artistico, seppur attribuita ad altri. Questo può soddisfare un bisogno inconscio di lasciare un segno, di essere ricordato, anche se la paternità reale non verrà mai alla luce. È un’ambizione distorta, che si manifesta attraverso l’imitazione anziché la creazione originale.

La Sfida e l’Adrenalina

Non va sottovalutato l’elemento della sfida e dell’adrenalina. Il processo di falsificazione, dalla ricerca del materiale autentico all’invecchiamento artificiale e alla vendita, è un’attività ad alto rischio. L’eccitazione derivante dalla possibilità di essere scoperti e le conseguenze legali possono creare un’adrenalina che diventa quasi una dipendenza. Per persone con una vita monotona o insoddisfacente, questa “vita segreta” può offrire un brivido che compensa la mancanza di stimoli o successi in altri ambiti.

La Distorsione della Moralità e la Minima Percezione del Rischio

Infine, spesso in questi casi si assiste a una distorsione della moralità. Il falsario può minimizzare il danno causato, convincendosi che, trattandosi di opere di poco valore, l’inganno sia meno grave. “In fondo, chi ci perde davvero?”, potrebbero pensare, giustificando le proprie azioni. Questa percezione distorta del rischio e del danno etico è fondamentale per continuare a operare, nonostante le conseguenze legali che, anche per importi modesti, possono essere severe (reclusione per falso, truffa, ecc.). La tentazione di un guadagno “facile” (anche se esiguo) e l’apparente bassa probabilità di essere scoperti per opere di nicchia possono far apparire il rischio accettabile.

In sintesi, i falsari di opere di scarso valore non sono mossi unicamente da ragioni economiche. Le loro motivazioni affondano spesso in bisogni psicologici profondi, legati al riconoscimento, al controllo, alla sfida e a una moralità flessibile, che li spinge a percorrere un sentiero illegale e rischioso, anche per un bottino apparentemente irrisorio. Comprendere questi aspetti è fondamentale per un’analisi completa del fenomeno del falso nell’arte.