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Seduto sul Verde

Diadmin

Mag 23, 2025

[CORE] “Seduto sul verde” 3:09 – @2025 (testi: Filippo Biagioli; voce e musica: AI Suno)

Ciao! Certamente, ecco un articolo sulla canzone di Filippo Biagioli:

“Seduto sul Verde”: Un Viaggio nell’Anima Solitaria di Filippo Biagioli

La poesia di “Seduto sul verde” di Filippo Biagioli si presenta come una finestra aperta sull’intimo di un animo tormentato, incastonato in un paesaggio naturale che fa da contrasto stridente con il suo stato interiore. Attraverso immagini evocative e ripetizioni incisive, Biagioli ci conduce in un viaggio attraverso la solitudine, l’invidia e un profondo senso di malinconia.

La scena iniziale è apparentemente placida: un uomo seduto nel verde, intento a scrivere. Tuttavia, la serenità è subito incrinata dalla presenza fastidiosa delle zanzare, metafora forse di pensieri molesti che “girano intorno” come le luci persistenti di un giorno che non vuole finire. Il fiume che scorre e il canto degli uccelli, immersi in una tavolozza di suoni e colori, offrono un quadro della bellezza della natura, che però non riesce a penetrare la barriera del dolore interiore del poeta.

Il verso “Sale la paura, alta è l’angoscia / sono un uomo carico di dolori” irrompe con una forza emotiva che spezza l’idillio iniziale. Questa ammissione diretta ci introduce al nucleo del sentimento che pervade l’intera composizione.

La strofa successiva introduce temi più oscuri: “Il fiume scorre tra mille paure / altari splendenti eretti sulle pianure fredde”. Questa immagine di “altari splendenti” in un contesto di “pianure fredde” suggerisce una bellezza sterile, forse un ideale irraggiungibile o una speranza vana in un ambiente desolato. La ripetizione di “è la notte fredda / ed è il respiro di un attimo smarrito” amplifica il senso di isolamento e transitorietà.

Il cuore della sofferenza personale emerge con prepotenza nei versi sull’invidia e la gelosia: “L’invidia mi rode, / mi mangia da dentro, / la gelosia che passa dal mio centro.” La frustrazione di non sentirsi apprezzato lacera il suo “io”, un desiderio umano fondamentale espresso con autentica vulnerabilità. Il desiderio di “volar via come queste zanzare” rivela un anelito di liberazione da una realtà percepita come “sporca, fastidiosa e maledetta”, carica di un desiderio di vendetta che avvelena ulteriormente il suo spirito.

La sezione centrale, con la ripetizione ossessiva di “Solo solo”, enfatizza l’isolamento e la malinconia. Essere “qui da solo” diventa una condanna, e il cuore che si infrange in “pezzi di cristallo” è una potente metafora della fragilità emotiva e del dolore acuto che “trafigge le vene”. L’immagine del cristallo suggerisce una bellezza che si frantuma, lasciando ferite taglienti.

Il ritorno dei versi sul fiume e la notte fredda ribadisce il contesto emotivo dominante, un paesaggio interiore cupo e senza apparente via d’uscita.

La speranza di aver trovato un “porto sicuro nella tempesta” si rivela illusoria, culminando in un’amara constatazione: “Morto / Solo e morto / Solo e morto”. L'”angoscia spettrale di uno / solo e morto” è la quintessenza della solitudine più profonda, un’ombra che incombe sull’anima.

La ripetizione finale dei versi sul fiume e la notte fredda non offre consolazione, ma sottolinea la ciclicità di questo stato d’animo, quasi come un paesaggio interiore immutabile.

In “Seduto sul verde”, Filippo Biagioli dipinge con parole semplici ma efficaci un quadro vivido di un’anima in pena, intrappolata tra la bellezza indifferente della natura e il peso opprimente del proprio dolore interiore. La canzone è un’esplorazione toccante della solitudine, dell’invidia e della fragilità umana, lasciando nell’ascoltatore un senso di profonda empatia per la sofferenza espressa.